giovedì 9 febbraio 2012

Gli ebrei a Bolzano nel Medioevo

Tutto parte da un affresco di Castel Roncolo che dimostrerebbe la presenza della comunità ebraica a Bolzano. Avevano sinagoga e cimitero, ed erano molto stimati .


(da un articolo di Davide Pasquali sul quotidiano Alto Adige del 9 febbraio 2012)

Sono tre. Due uomini, raffigurati con degli inusuali copricapo aguzzi. Dietro a loro c’è una donna. Stanno fuori le mura e osservano la disfida dei cavalieri, affrescata alla fine del XIV secolo nella sala del torneo di castel Roncolo. Tre ebrei. Finora era l’unico segno tangibile della presenza giudea. Ora, dopo approfondite ricerche storiche sugli antichi documenti delle fiere medioevali, si è scoperto che gli ebrei, in città, almeno dal Duecento a inizio Ottocento, c’erano eccome. Niente ghetto, ma avevano la loro Judengasse, la strada degli ebrei, in corrispondenza delle attuali vie Vanga e Vintola. Più tardi, arrivarono fino al vicolo delle Erbe. Disponevano anche di una sinagoga per pregare, la cui localizzazione però non è ancora stata svelata. Per ora è un’ipotesi, tutta da avvalorare. Se ne saprà di più a maggio, quando a castel Roncolo verrà organizzata la prima mostra di sempre dedicata agli ebrei bolzanini. Una vicenda storica affascinante, soprattutto perché, finora, mai approfondita in maniera sistematica. Anzi, diciamolo pure, ignorata.
Lo spunto per l’avvio degli studi? L’affresco di castel Roncolo. Il protagonista è Helmut Rizzolli, presidente della Fondazione castelli. Che in questo frangente preferisce essere considerato uno storico dell’economia.
La raffigurazione di castel Roncolo è singolare. Dipinti con la presenza di ebrei ne esistono. Sacri però, giammai profani. Ci sono crocefissioni, flagellazioni. In diverse chiese dell’area alpina.
La presenza degli ebrei sull’affresco si è capita solo ora: il committente, il bolzanino Niklaus Vintler, era l’Amtmann, ossia il responsabile, degli ebrei per l’intera area tirolese. L’affresco non è altro se non la rappresentazione della realtà bolzanina.
Con questa scoperta, agli studiosi si è dischiuso un mondo. Quindi si è deciso di scandagliare i meandri dei documenti medioevali, riguardo alle quattro fiere annuali bolzanine. E così, si è scoperto moltissimo: a partire dal Duecento, la presenza di ebrei in città è stabile. Ci sono sempre almeno quattro o cinque grandi famiglie. Non stanno proprio in centro, ma fuori dalle porte, allora poste in cima a via dei Francescani e via della Roggia, nel tratto stradale compreso fra le attuali vie Vanga e Vintola. Contrariamente a molte altre realtà, erano non solo tollerati, ma godevano addirittura di privilegi, ché la loro presenza era fondamentale per lo svolgimento delle fiere. Agli ebrei erano precluse tutte le professioni. Non potevano essere falegnami, calzolai, men che meno macellai. L’unico ambito a rimanere: le attività bancarie. Ai cristiani era proibito prestare denaro, il Talmud invece lo permetteva. Gli ebrei bolzanini, per di più, erano in rete con le altre città: Venezia, Roma, ma anche in Austria e in Germania. Per trasferire denaro, questo network ebreo era indispensabile. Inizialmente c’erano i fiorentini, poi subentrarono gli ebrei. Prima in società coi toscani. Poi, con gli ebrei di Gorizia. Si misero a gestire la zecca di Merano. Erano colti: plurilingui, sapevano leggere e scrivere. Tutti, donne comprese. A Trento, per la storia del Simonino, furono banditi per quattro secoli. A Bolzano no. Niente ghetto. Dovevano però cucirsi un simbolo di stoffa sul vestito. Una sorta di anello. Giallo.
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BOLZANO. I documenti parlano chiaro. Gli ebrei in città fungevano da sensali nel corso delle quattro importanti fiere annuali, grazie alle quali Bolzano era la cerniera commerciale fra Nord e Sud d’Europa. Erano fra i pochi a conoscere più lingue. Dal 1617 in poi, disponevano di un loro cimitero, guarda caso a Oltrisarco. Avevano comprato il terreno, esattamente dove oggi sta il cimitero ebraico. Vivere, vivevano insieme al resto della popolazione. E questo è inusuale. Le fonti storiche evidenziano una certa apertura verso questo mondo. Godono di privilegi, gli ebrei bolzanini. Come racconta Rizzolli, si sono rinvenute lettere di libertà emanate dalla corte del Tirolo; si tratta di permessi speciali per abitare, esercitare attività finanziarie. Gli ebrei così potevano stipular contratti, comprare terreni, cambiare casa. Quando altri giudei arrivavano in città, le famiglie bolzanine dovevano ospitarli e mettere a loro disposizione la sinagoga. Se ne parla in alcuni documenti conservati attualmente a Gerusalemme. Dovevano comunque sottostare a delle restrizioni. Non potevano toccare la carne: sarebbe diventata invendibile ai cristiani.
E c’era l’imposizione di doversi palesare: l’anello giallo sul vestito li rendeva riconoscibili. (da.pa)

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