martedì 17 aprile 2012

Conte Friedrich Reichsgraf von Hartig, un entomologo blasonato

 
Friedrich Graf von Harting, figlio di Friedrich Reichsgraf von Hartig e della Contessa Elsa Giovanelli von Gerstburg nacque a Bolzano il 29 agosto 1900. Gran parte della sua infanzia la trascorse in Sudtirolo e , in particolare, a Collalbo/Kobenstein sull'altipiano del Renon. Suo padre si occupava di allevamento dei cavalli Haflinger trasferendo l'amore per gli animali e  per la natura al figlio che, però, si occupò prevalentemente di farfalle. Già a dieci anni conosceva quasi tutti i nomi delle farfalle autoctone.
 
Fu un appassionato naturalista, entomologo, un esperto della FAO e dell'ONU che ha dedicato  agli insetti la sua vita, il suo patrimonio e le sue energie. 

Quando l'Alto Adige fu annesso all'Italia, il conte Hartig fu fra quelli che per primi si resero conto che si trattava d'un avvenimento irreversibile, e si adeguò alla novità. Accettò di entrare in diplomazia, ma lo Stato lo lasciò in prevalenza libero di dedicarsi ai suoi insetti.
Assieme al dottor Giovanni Battista Trenner, cognato di cesare Battisti, fondò il Museo tridentino di scienze naturali, continuando nel frattempo a raccogliere insetti e a studiarli.
Nel 1940 aveva certamente la collezione entomologica più importante d'Italia, e pensò bene di donarla al Paese rendendo possibile la fondazione dell'Istituto Nazionale di Entomologia (INE) a Roma. Lo Hartig ne divenne il sovrintendente (senza stipendio ma con un simbolico rimborso spese) e riuscì scambiare insetti ed informazioni con scienziati di tutto il mondo.
Dal 1948 al 1951 il conte Hartig guidò una spedizione entomologica sull'Etna, e quei quattro anni di caccia appassionata gli consentirono di portare a Roma 30000 insetti. Pagò la spedizione di tasca sua, poichè dallo Stato ebbe solo qualche scatola di spilli e 150000 lire dalla Regione siciliana.
Nel 1952 il Messico si rivolse all'ONU per chiedere scienziati in grado di debellare gli insetti parassiti delle sue foreste conifere e l' ONU scelse il conte Hartig. Rimase in Messico fino al 1956 contribuendo alla salvezza delle conifere e poi le piantagioni di caffè dagli insetti. A missione finita, rimase in Messico per un altro anno, per cacciare farfalle: ne raccolse centinaia di migliaia, spedendole man mano a Roma. Quando rientrò nel 1956, il ministero gli fece sapere che, a causa della sua "assenza ingiustificata", doveva considerarsi destituito dalla carica di sovrintendente, e gli si vietò persino di entrare in quell'istituto che egli aveva creato e donato allo Stato. A nulla valsero le sue proteste.
Ritornato a Bolzano l'entomologo blasonato ricominciò da zero, spendendo tutto quello che gli era rimasto del suo patrimonio, e ristabilendo i contatti con tutti gli scienziati  del ramo. Creò il suo "nuovo istituto" nella residenza Stillendorf di Bolzano, in via dei Vanga, all'ultimo piano; tre  o quattro stanze zeppe di scaffali, di casse ammonticchiate, di libri, di scatole piene di insetti incredibili.
Da quando fu cacciato dall'INE, ha compiuto diverse "spedizioni" in varie regioni d'Italia, ma specialmente in Basilicata e in Sardegna. Nel 1963, in Basilicata, fece una scoperta della quale parlò tutto il mondo: trovò una colonia di una rara farfalla asiatica, la Bramaea, riuscendo a stabilire le circostanze - antichissime -per cui l'insediamento si verificò. Questa zona - intorno al lago piccolo di Monticchio - divenne una Riserva Naturale della  Basilicata. I suoi studi e le sue ricerche proseguirono a lungo sui monti della Sardegna. I rigori delle sue ricerche e la vita dura ad osservare la vita degli insetti, minò la sua salute.

Ridotto in povertà offrì in dono  alla Provincia di Bolzano tutto il suo patrimonio scientifico (un milione e più di insetti, la biblioteca, il "nome", le relazioni, la sua personale attività) in cambio di un contributo annuo di 3 milioni. Gli risposero picche!!! Successivamente scrisse a Silvius Magnago, riproponendo tutto per 1.800.000 di lire, meno di quanto venisse concesso a società sportive o culturali di scarsissimo valore.  La Provincia nominò una commissione d'esperti formata da due sudtirolesi e un austriaco che, ad un certo punto, chiesero "che proporzione di insetti sudtirolesi c'è nella sua raccolta?". Il conte Hartig si rifiutò di rispondere visto che la domanda era semplicemente stupida. Dopo qualche giorno, l'assessore provinciale alla cultura prof. Zelger gli scrisse che la commissione aveva trovato poco interessante il suo materiale e che "la Giunta provinciale, in base al quadro delle sue competenze e dei suoi obiettivi, indirizza la sua particolare attenzione soprattutto alle arccolte di carattere locale, e questo anche nel campo d'attività entomologica, per renderle soprattutto accessibili alle scuole per scopi didattici ...."
Sulle piccole farfalle altoatesine, in fin dei conti, aveva pubblicato ben quattro volumi, ma alla Provincia non bastava!
Ricevette offerte da Barcellona e dalla Germania ma il  The Natural History Museum di Londra propose l' acquisto di tutto il materiale che, una volta imballato in 17 containers e pronto per essere trasferito da Merano a Londra, venne bloccato in quanto il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino dichiarò e dimostrò di avere altrettanti diritti per entrare in possesso della collezione sia della biblioteca che dell'archivio personale del conte.


L'8 maggio 1979 dalla clinica Martinsbrunn di Merano Hartig scrisse ad un amico:
"Anzitutto mi potrebbe fare un favore? Chi dei nostri colleghi dovesse ancora domandare delle mie notizie, gli esprima la mia profonda gratitudine di informarsi sul mio stato di salute (...) devo andare con le stampelle e riprendermi dal grave attacco delle artrosi sulla spina dorsale in basso, mai sarò più in grado di fare il cacciatore, e l'entomologo Hartig scompare. (...) a si tolga quell'idea che fossi stato un entomologo speciale, ero semplicemente come tutti gli altri"

Morì a Merano il 24 gennaio 1980 e, per sua volontà, fu cremato e le sue ceneri trasferite a Monaco di Baviera.

E' indubbio che una personalità così affascinante non abbia mietuto successi in campo femminile.  Delle sue moglie si sa pochissimo.  Si sposò una prima volta il 21 dicembre 1934 con Marion Stegman, di 28 anni e mezzo, in Francia, a Roquebrune-Cap-Martin. Successivamente, il 22 marzo 1971 prese in moglie a Collalbo di Renon Angelica Witzmann, di 44 anni più giovane di lui. 
Si racconta che l’infatuazione da parte della seconda e ricca moglie svanì dopo che Hartig la sottopose a un trattamento shock di incessanti raccolte diurne e notturne nelle regioni più impervie del Gennargentu. Tuttavia, quando lei fuggì dalla Sardegna, Hartig si guardò bene dal restiturle l’automobile: ne aveva troppo bisogno per le escursioni. Tracce di relazioni più o meno note le troviamo tra le stesse pubblicazioni.
Sull’Etna Hartig si accompagnò per alcuni anni con Ilse von Griesheim, che pubblicò a proprio nome due contributi (Griesheim, 1949, 1950) su Anthocharis damone. Sarà un caso, ma dopo la conoscenza a San Vigilio del Garda della bella Céline Fermi e la permanenza sul Bènaco, l’entomologo descrisse una certa Fermocelina gardesanella...




(le informazioni sono tratte dall'articolo di Umberto Gandini pubblicato sul quotidiano Alto Adige il 24 giungo 1973; Entomofauna Ansfelden Austria; le testimonianze; da persone amiche che hanno saputo raccogliere notizie, foto, filmati e articoli; dal Museo di Belvì in Sardegna, dalla riserva naturale di Monticchio in Basilicata...)

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